Frattura del femore nell’anziano non operabile: quali sono i trattamenti previsti

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Per fortuna, la frattura del femore nell’anziano non operabile oggigiorno è sempre meno frequente e molto più rara. Il trattamento previsto così come in ogni caso, ma a maggior ragione in questo specifico, è un percorso di riabilitazione più lungo.

Solitamente le fratture trocanteriche, sono quelle che includono le cosiddette zone d’osso vascolarizzate, ovvero quelle in cui vi è la circolazione di sangue. Prima della riabilitazione, la soluzione più imminente è l’intervento chirurgico, con l’obiettivo di ricomporre la frattura e fissarla con un chiodo oppure con una placca.

Nel caso in cui un soggetto non fosse in condizioni operabili, come ad esempio coloro che sono affetti da osteoporosi, non resta che procedere con delle soluzioni alternative. Una delle opzioni più valide è il sostegno anatomico, un tutor apposito che aiuterà a stabilizzare il femore e bloccare l’impalcatura.

Successivamente, nonostante il soggetto non sia stato operato, è indispensabile far domanda per ottenere assistenza domiciliare da parte di un operatore specializzato, meglio ancora se si trattasse di un fisioterapista.

L’obiettivo è chiaramente quello di fare il possibile per una riabilitazione completa e più veloce. Nei casi di una frattura del femore in un anziano non operabile, è quasi escluso che possa sussistere una guarigione rapida.

Il paziente in ogni caso, potrà a fine riabilitazione:

  • Perfezionare il movimento dell’arto fratturato, nonostante abbia il tutor anatomico.
  • Eseguire degli esercizi specifici per migliorare i movimenti e la respirazione.
  • Miglioramenti fisioterapici grazie all’aiuto di un professionista del settore.
  • Prevenire eventuali piaghe, al contrario di quanto accadrebbe ad un anziano che sta sempre disteso, a letto o che esegue pochi movimenti giornalieri.
  • Deambulazione graduale, in modo tale che l’anziano possa eseguire diversi spostamenti ed evincere miglioramenti dei movimenti.
  • Osservare i movimenti della gamba, per valutare eventuali miglioramenti oppure no.
  • Utilizzare un alza coperte, ideale nel caso di un soggetto con piede deforme, conosciuto come “equino”.
  • Il paziente potrà eseguire degli esercizi in acqua oppure camminate sul tapis roulant o ancora, fare cyclette.

Chi si rompe un femore, che in gergo tecnico e medico è più corretto dire “fratturare”, a volte è perché conduce uno stile di vita poco salutare o semplice per via del progredire dell’età.

Un consiglio che molto spesso molti ignorano o sottovalutano, è richiedere la consulenza da parte di un nutrizionista, che grazie ad un piano alimentare corretto e personalizzato in base all’esigenze del paziente, migliorerà ed accelererà il processo di guarigione.

Ci sono dei nutrienti che infatti, sono stati studiati ed apporti nelle schede alimentari, proprio per ridurre le tempistiche di guarigione post intervento e riabilitazione di una frattura al femore.

Tuttavia, ogni centro di specializzazione o ospedaliero, potrebbe proporre delle alternative (in alcuni casi molto evolutive), che si distaccherebbero un po’ rispetto alle pratiche tradizionali.

Suggeriamo di valutare quelle che si ritengono più opportune, anche consultando chi magari le ha già provate, oppure parlarne con il proprio medico di famiglia, che conosce al meglio la scheda clinica.