Terapia antibiotica per punture di zecca nell’uomo: quando è consigliata e che esami fare per sicurezza

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Ricevere una puntura di zecca non è mai piacevole. Per evitare e contrastare eventuali danni collaterali, è meglio ricorrere ad una terapia antibiotica. In ogni caso, si tratta di un consiglio che va seguito solo nel caso in cui venga prescritto dal medico, e non dev’essere interpretata come una regola standard.

Generalmente questo trattamento è consigliato nel momento in cui il rossore locale è molto forte e la temperatura corporea continua ad essere alta. La terapia antibiotica consiste nell’assunzione di prodotti come tetraciclina (può essere utilizzata la minociclina oppure la dossiciclina), per tre o massimo cinque giorni.

Naturalmente si tratta di consigli puramente generali, la cui definizione andrebbe sottoposta esclusivamente da un medico specializzato. In questo modo sarà possibile prevenire qualsiasi lezione cutanea maggiormente estesa, prevedendo altresì, la possibilità di ulteriori aggravamenti e del proliferare di batteri o virus.

Potrebbe verificarsi inoltre, un’altra situazione meno piacevole, ovvero che una parte di zecca resti nella cute umana. In questo caso si dovrà seguire un attento ciclo antibiotico (con molta probabilità il dottore suggerirà di assumere amoxicillina oppure tetracicline), riuscendo a ridurre il rischio di infezioni dal batterio spirochete, che è lo stesso causato dalla puntura dell’acaro.

In caso di una forte puntura di zecca, ci sarebbero degli esami da fare per comprendere la criticità della situazione. Il test è indispensabile per diagnosticare l’eventuale malattia di Lyme, che nei casi più gravi potrebbe alterare i battiti cardiaci, far subire danni neurologici od articolari.

Quali esami fare dopo una puntura di zecca

Gli esami da eseguire dopo aver subìto una puntura di zecca, devono essere eseguiti non prima delle sei settimane da quando è avvenuta la vicenda. Il prelievo è consigliato solo dopo quaranta giorni che è stata rimossa la zecca.

L’esame si svolge in un modo relativamente semplice: viene prelevato un campione di sangue mediante la vena di un braccio.

Diversamente, qualora il medico verificasse dei sintomi o segni riconducibili ad un coinvolgimento del sistema nervoso centrale, si riterrà opportuno estrapolare un campione di liquido detto “cerebrospinale”.

Tutto avviene tramite una tecnica nota come puntura lombare. Tuttavia non è richiesta alcuna preparazione particolare all’esame, ma è sempre meglio chiederlo al proprio medico di fiducia. La lettura dei risultati dell’esame è molto semplice:

  • IgG e IgM negative: non si presenta alcuna infezione del batterio in forma grave, oppure non vi è presente alcun sviluppo di una reazione immunitaria da poter rilevare.
  • IgM positive: il contatto con il batterio della zecca è avvenuto in un periodo molto recente.
  • IgG e IgM positive: è presente una infezione da un periodo recente, ed essa è tuttora in corso.
  • IgG positive: è stata rilevata l’infezione ma non è molto recente.

Questi esami sono utili alla propria sicurezza, di fatto non vengono quasi mai consigliati se dopo aver ricevuto la puntura di zecca non vi è alcun sintomo che possa destare la preoccupazione nel medico che segue la persona colpita.

Vi ricordiamo di far affidamento sempre al proprio medico di base.