Molte donne, negli ultimi decenni, hanno scoperto di soffrire di un’invalidante patologia legata in un certo modo al ciclo mestruale: l’endometriosi.
Questa malattia è caratterizzata dalla presenza di tessuto endometriale in organi diversi come ovaie, tube, vagina o addirittura intestino.
La crescita anomala di questo tipo di tessuti provoca piccole emorragie interne, infiammazioni continuate e cronicizzanti e col tempo presenza di tessuto cicatriziale, aderenze ed infertilità.
Ad ogni ciclo mestruale, grazie agli ormoni, il tessuto endometriale che è cresciuto in maniera anomala si sfalda esattamente come quello presente all’interno dell’utero, causando un sanguinamento anomalo che comporta un’irritazione dei tessuti circostanti, con conseguente formazione, ciclo dopo ciclo di tessuti cicatriziali e aderenze, che causano dolori molto forti e nei casi più gravi, infertilità.
I sintomi principali di questa patologia, sono come già accennato i forti ed invalidanti dolori a carico della regione pelvica, principalmente durante il ciclo mestruale e nel periodo dell’ovulazione, mentre negli stadi più progrediti della malattia, quando il tessuto anomalo è più consistente, l’infiammazione porta il corpo femminile a reagire anche con un aumento di temperatura durante il ciclo mestruale.
Altri sintomi meno comuni ma comunque da considerare per un’eventuale diagnosi precoce sono la presenza di dolore durante i rapporti sessuali, l’infertilità che non trova altre cause conclamate, gli aborti spontanei, la stanchezza cronica, l’incremento d’infiammazioni a carico delle mucose e la comparsa ciclica di periodi di stitichezza alternati a dissenteria.
Alcune donne invece hanno episodi frequenti di cistite senza che ci sia a carico della vescica alcuna infezione batterica. In questo caso il modo più semplice per escludere la presenza di batteri a causare la cistite è l’urinocoltura.
La diagnosi
La diagnosi certa della patologia avviene mediante esami più o meno invasivi. In presenza di sintomi il ginecologo prescrive dapprima una risonanza magnetica nucleare, seguendo poi l’iter di esami ematologici per verificare i valori dei marcatori CA-125 e il CA-19.9 che incrementano il loro livello nel sangue in presenza di questa malattia. Altri utili esami per la diagnosi sono l’ecografia pelvica interna od esterna e naturalmente la laparoscopia.
L’utilizzo della laparoscopia è necessario, anche se invasivo, per avere la certezza dello stadio della patologia. Prevede l’esecuzione di un intervento chirurgico addominale senza apertura della parete per verificare attraverso una microcamera, la stadiazione dell’eventuale endometriosi e il prelievo di un campione di tessuto. L’intervento viene eseguito in anestesia totale ma permette un rapido recupero e lascia cicatrici minime.
L’endometriosi colpisce principalmente le donne in età fertile, con un’incidenza maggiore per coloro che abbiano superato i 35 anni senza avere avuto una gravidanza ed è perciò importante eseguire controlli periodici anche in assenza di sintomatologia. Una volta diagnosticata la presenza della malattia, sarà il ginecologo a decidere come procedere.
La cura
In base all’età, al desiderio di concepimento e alla gravità dello stadio della malattia si può prevedere la cura dei soli sintomi dolorosi attraverso gli antidolorifici, oppure provocare una menopausa artificiale attraverso la riduzione progressiva degli estrogeni, interrompendo quindi il ciclo mestruale per evitare l’accumulo di tessuti e i conseguenti sanguinamenti.
Oppure si può prevedere l’utilizzo di estroprogestinici combinati come la pillola anticoncezionale, la spirale al progesterone o l’anello vaginale che regoleranno in maniera esatta la quantità di ormoni.
Un altro metodo per curare (sempre sotto consiglio e prescrizione medica) l’endometriosi consiste nell’assunzione di ormoni di tipo androgeno con azione antagonista come il gestinone e il danazolo.
Ovviamente tutte le cure che prevedano l’assunzione di ormoni portano con sé una serie di effetti collaterali come nausea, cefalea, secchezza vaginale, calo del desiderio nel caso di quelli estrogeni; irsutismo, virilizzazione, acne, seborrea e aumento di peso per quelli androgeni.
In altri casi il ginecologo ritiene necessario eliminare il tessuto endometriale o cicatriziale in maniera definitiva, attraverso interventi chirurgici in laparoscopia o laparotomia. Nel primo caso, come abbiamo già descritto, la permanenza in ospedale è di massimo due notti, mentre per la laparotomia i tempi si allungano di qualche giorno.